ANEDDOTI E CURIOSITA'


In questo blog mi piace raccogliere aneddoti e curiosità, a volte satirici e scherzosi, che riguardano l’evoluzione nei secoli dei metodi e degli strumenti che misurano il passare delle ore, dei giorni e degli anni. Da questi aneddoti, sicuramente, si deducono elementi che ci dicono come si è evoluto il modo di utilizzare e concepire il tempo e di come questo abbia influito sui rapporti umani e sul lavoro. Si evidenziano, inoltre, quante siano state le difficoltà per arrivare alle conquiste sull’argomento di cui noi oggi godiamo. Il problema, poi, di definire che cosa è il tempo è cosa estremamente complessa: se ne sono occupati filosofi e scienziati di tutti i tempi ed una risposta esauriente credo che sia lontana dall'essere trovata.

mercoledì 18 novembre 2015

GOETHE E LE ORE ITALICHE

Nel XIII secolo cominciarono a diffondersi i primi orologi meccanici: erano macchine che funzionavano grazie a dei pesi che venivano caricati giornalmente.
Questi orologi vennero montati su torri civiche e cattedrali e sulle chiese dei monasteri più importanti: diventarono strumenti molto importanti per regolare la vita di tutta la comunità religiosa e cittadina.
Sino a quel tempo il periodo di luce, il dì, veniva diviso in dodici parti ed ugualmente la notte. Solo che le ore diurne non risultavano della stessa durata di quelle della notte, differenza che si aveva anche fra le ore estive e quelle invernali.
 Invece questi orologi meccanici, muovendosi di moto uniforme, imponevano di usare ore sempre uguali. Per cui si adottarono ore che avevano una durata media come quella degli equinozi, le così dette horae aequinoctiales.
Il giorno venne sempre diviso in ventiquattro ore ma tutte uguali e secondo la tradizione biblica il nuovo giorno iniziava al calare della notte. Queste ore si cominciavano a contare da 0 a 24, a partire dal tramonto fino al tramonto successivo. Tale metodo si diffuse moltissimo, specialmente in Italia: perciò si parlava di ore italiane o ore all’italiana.
Una testimonianza importante è riportata da Goethe durante il suo viaggio nella Penisola: fu favorevolmente impressionato da questo modo di contare le ore, tanto diverso da quello tedesco, che scrisse: «Qui, al calar della notte, è veramente passato un giorno ch’è consistito di sera e di mattina, sono state vissute ventiquattro ore, comincia un nuovo conto, suonano le campane, si recita il rosario...
Questo momento cambia ad ogni stagione, e l’uomo, che qui vive di vera vita, non può sbagliarsi, perché in ogni istante di godimento della vita non si rifà all’ora segnata, ma all’ora del giorno. Se si costringessero costoro al sistema orario tedesco, gli si confonderebbero le idee, perché il sistema che usano è strettamente contesto alla natura in cui vivono».
Goethe riconosceva al metodo delle "ore italiche" il vantaggio di far vivere i cittadini non alle dipendenza di un meccanismo ma più vicini ai ritmi della natura.
Il metodo fu abolito, in Italia, dopo l’Unità. Però, a dire il vero, in Sicilia resistette ancora per un cinquantennio!

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