ANEDDOTI E CURIOSITA'


In questo blog mi piace raccogliere aneddoti e curiosità, a volte satirici e scherzosi, che riguardano l’evoluzione nei secoli dei metodi e degli strumenti che misurano il passare delle ore, dei giorni e degli anni. Da questi aneddoti, sicuramente, si deducono elementi che ci dicono come si è evoluto il modo di utilizzare e concepire il tempo e di come questo abbia influito sui rapporti umani e sul lavoro. Si evidenziano, inoltre, quante siano state le difficoltà per arrivare alle conquiste sull’argomento di cui noi oggi godiamo. Il problema, poi, di definire che cosa è il tempo è cosa estremamente complessa: se ne sono occupati filosofi e scienziati di tutti i tempi ed una risposta esauriente credo che sia lontana dall'essere trovata.

giovedì 4 dicembre 2014

OROLOGIO ALLA ROMANA

        L’orologio a sei ore è meglio conosciuto come orologio alla romana. Verso il 1200 furono introdotte le ore italiche e durarono sino al 1800. Si volevano sostituire le antiche ore canoniche, dette anche ore diseguali perché dividevano il di sempre in 12 ore sia nel periodo invernale che nel periodo estivo: quando il periodo di luce è più lungo. Col metodo italico le ore erano 24 e tutte uguali e la numerazione iniziava al tramonto del sole o alla fine del crepuscolo. Il modo di dire: “portare il cappello sulle ventitre” trae origini proprio dalle ore italiche: significava mettere il cappello inclinato sulla fronte per riparare gli occhi dai raggi del sole che a quell’ora erano bassi sull’orizzonte. Nello stesso periodo venivano installati i primi orologi meccanici da torre o da campanile che quindi avevano il quadrante con numerazione da I a XXIV ore. Ma così il quadrante risultava difficile da leggere ed era possibile sbagliare nel contare i tocchi quando si facevano tanti. Così si pensò di sostituirli con orologi a sei ore che dividevano il giorno in quattro parti. Erano muniti di un’unica lancetta, ancora non c’era l’esigenza di parcellizzare il tempo come oggi, che doveva compiere quattro giri completi in un giorno per completare le 24 ore. Però furono molti i secoli in cui convissero vari metodi di misurazione del tempo e creavano sicuramente confusione, solo alla fine dell’800 fu adottato il metodo risolutivo che oggi utilizziamo. Era detto alla francese, fa iniziare il giorno a mezzanotte e divide il giorno in due parti di 12 ore. A questo proposito il poeta dialettale Giacomo Belli, che vedeva utile l’introduzione del metodo alla francese, ebbe a scrivere: il pubblico orologio del palazzo pontificio del Quirinale, pari ad altri orologi di Roma, ebbe fin’ora il quadrante diviso in sole sei ore, le quali, mandandosi esso orologio alla romana facevano perciò in un dì quattro uffici, cioè di ore 6, di 12, di 18, e di 24. Da questi elementi nasceano di tale bizzarre combinazioni, che uno svizzero della guardia ebbe un giorno ad esclamare: “Oh, Griste sante! Segnar quattre , sonar tiece, e star ventidue!”

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