Il
“Compendium” era una specie di enciclica, promulgata dal papa Gregorio
XIII, che dettava il modo ed il quando si dovevano eliminare i 10 giorni
che si erano accumulati col vecchio calendario giuliano.
Ma già poco dopo la pubblicazione del documento, si provocarono molti
malcontenti e piovvero da ogni dove osservazioni, emendamenti, proteste e
pochi consensi.
Nessuno voleva perdere l'occasione di dire la sua, in quanto tutti
credevano di conoscere il modo migliore per adottare un così importante
provvedimento.
Addirittura i Savoia, tramite il loro astronomo di corte: Benedetti,
consigliavano che mentre si avevano le mani in pasta bisognava adottare
una correzione radicale: non eliminare solo 10 giorni ma 21, così il
solstizio d'inverno sarebbe caduto il primo giorno dell'anno.
Filippo II di Spagna approvava la riforma ma avrebbe voluto essere
avvisato in tempo per porre la sua firma in calce al provvedimento così
sarebbe diventato un editto reale, mentre Rodolfo di Germania decise che
il provvedimento andava preso l'anno dopo: doveva rifletterci e poi ci
avrebbe pensato lui a fare le cose per bene. I Protestanti,
naturalmente, rifiutarono in blocco tutta l'enciclica del Papa.
Per questi ed altri motivi fu necessario aspettare parecchio per vedere
la riforma applicata pienamente: la Gran Bretagna e le colonie americane
lo accettarono nel 1775, il Giappone aderì al calendario gregoriano nel
1873, la Russia nel 1918 dopo la rivoluzione d’Ottobre e la Cina nel
1949.
Va anche detto che, da allora, per evitare che si ripetesse il grave
disavanzo, gli anni di fine secolo, non vengono considerati tutti
bisestili: 1600, 1700, 1800 non bisestili, 2000 bisestile: quindi solo
uno su quattro.
Le critiche più accese non provenivano dal mondo scientifico ma da
quello politico e religioso: tutti reputavano che il Papa non avesse
l'autorità per imporre una riforma simile: ma chi si sente di essere?
Inoltre veniva ritenuta grave la presunzione di definire il nuovo
calendario: "perpetuo", come se non fosse noto che si era in attesa del
giudizio universale!
Più realisticamente la gente comune credeva di essere stata defraudata
di 10 giorni o meglio di non aver vissuto 10 giorni della propria
esistenza, giorni che si volevano recuperare in qualche modo! Per cui se
qualcuno, per esempio, aveva sempre festeggiato il suo compleanno il 14
settembre, dal 1582 prese a festeggiarlo il 24 per recuperare i 10
giorni che aveva perso!
Il Papa assieme ai suoi collaboratori giudicarono le critiche ridicole e
pretestuose e non si presero neanche la briga di rispondere alle tante
missive pervenute. Però, sembra che il compleanno del Papa, che avrebbe
dovuto essere festeggiato il 16 gennaio, fu festeggiato il 26.
ANEDDOTI E CURIOSITA'
In questo blog mi piace raccogliere aneddoti e curiosità, a volte satirici e scherzosi, che riguardano l’evoluzione nei secoli dei metodi e degli strumenti che misurano il passare delle ore, dei giorni e degli anni. Da questi aneddoti, sicuramente, si deducono elementi che ci dicono come si è evoluto il modo di utilizzare e concepire il tempo e di come questo abbia influito sui rapporti umani e sul lavoro. Si evidenziano, inoltre, quante siano state le difficoltà per arrivare alle conquiste sull’argomento di cui noi oggi godiamo. Il problema, poi, di definire che cosa è il tempo è cosa estremamente complessa: se ne sono occupati filosofi e scienziati di tutti i tempi ed una risposta esauriente credo che sia lontana dall'essere trovata.
mercoledì 26 novembre 2014
DAL 5 AL 14 OTTOBRE 1582
Se dovessimo scrivere la storia del messe di ottobre del 1582 ci
troveremmo in grosse difficoltà perché nei giorni che vanno dal 5 al 14
non successe proprio niente: non ci sono stati nuovi nati né morti e
nessuno, in quei giorni, è andato a lavorare o a fare la guerra, non è
sorto il Sole e non è tramontato: questo per il semplice fatto che
questi 10 giorni non sono mai esisti.
Dopo il 4 ottobre non venne il 5 ottobre, come sarebbe stato normale, ma
il 15 dello stesso mese, e questo per ordine del papa Gregorio XIII.
Già da tempo ci si rendeva conto che le date del calendario non
corrispondevano ai cambi di stagione: le rondini arrivavano verso il 10
marzo e le foglie cadevano dagli alberi parecchio prima che iniziasse
l'autunno. Per gli scienziati il motivo era semplice: il calendario di
Cesare aveva fatto il suo tempo avendo accumulato un anticipo di una
decina di giorni!
Il calendario di Cesare considerava l'anno di 365 giorni e 6 ore, quindi
si contavano tre anni di 365 giorni ed un bisestile con un giorno in
più, di 366, il giorno in più recuperava quanto si era accumulato per le
6 ore dispari. Solo che le 6 ore sono approssimate, mancano 9 minuti,
quindi, recuperando sempre, ogni quattro anni, un giorno intero, si
finiva per andare avanti nelle date.
Cesare aveva emanato il suo calendario nel 45 A.C. quindi al tempo di
Gregorio XIII, essendo trascorsi 1630 anni circa, si erano accumulati
14.600 minuti che equivalgono a circa 10 giorni in più.
La cosa era nota già da parecchi secoli ma nessuno voleva prendere la
patata bollente di cambiare il calendario. Si andava sicuramente
incontro a critiche ed obiezioni ed inoltre ci voleva un’autorità forte
per imporre modalità e date.
Ci pensò Papa Gregorio XIII che volle fare le cose per bene. Diede vita
ad una commissione di esperti diretta dall'astronomo Clavius e chiamò
anche il celebre matematico Egnazio Danti che, per rendere palese a
tutti il grave disavanzo del calendario in vigore, realizzò nella piazza
di S. Pietro una grande meridiana utilizzando come gnomone l'obelisco
Egizio che è alto 41 metri. Così nei giorni degli equinozi, quando il dì
è uguale alla notte: il 21 marzo e il 22 settembre, era possibile
osservare come l'ombra della sfera di bronzo, posta alla sommità
dell'obelisco, si posasse ben distante dal punto equinoziale. Intanto si
mise mano alla preparazione del compendium che avrebbe regolamentato
tutta l’operazione.
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